Associazione per la promozione e la valorizzazione delle pari opportunità. Per promuovere, sensibilizzare, valorizzare le donne, in tutte le manifestazioni della vita civile e professionale.

La bici, un diritto per tutte!

La bicicletta, un diritto per tutte! Evento al Cinema Anteo di Monza il 23 ottobre 2021

Perché questo titolo? Andare in bicicletta forse è un diritto? E perché questo “tutte”? Forse non ci abbiano mai pensato ma quello che per noi è un gesto scontato, in realtà è un DIRITTO ACQUISITO, e in molti Paesi rappresenta ancora un DIRITTO NEGATO. Quel gesto dell’andare in bici e insegnarlo alle nostre bambine, che per noi è normale, invece è un grande simbolo di libertà, dirompente e rivoluzionario. Infatti ci sono realtà in cui andare in bici per una donna è ancora un sogno, Paesi in cui la strada verso la conquista dei diritti basilari femminili è ancora molto lunga. Parliamo dell’Afghanistan e dell’Arabia Saudita.

Di Afghanistan parliamo con Alessandra Cappellotto, la prima italiana a diventare campionessa del mondo di ciclismo su strada, nel 1997. Nel 2003 ha vinto anche il titolo italiano.

Alessandra Cappellotto e Barbara Rachetti

Da anni si batte per la parità in questo sport ma soprattutto perché attraverso il ciclismo le donne possano migliorare la propria condizione. Infatti ha fondato il Cpa Women, il sindacato internazionale delle cicliste e ora è presidente dell’Associazione Road To Equality, che ha come obiettivo sviluppare il movimento del ciclismo femminile in Paesi dove non esiste, dall’Africa all’Asia. Ha avuto un ruolo di primo piano nel sostenere il movimento ciclistico femminile in Afghanistan dove fino a 20 anni fa le donne non potevano andare in bici. È stata lei a sostenere la nascita della Federazione della bicicletta afghana e a consentire la prima gara femminile il 9 marzo 2021. E con la sua associazione ha fatto fuggire dal Paese 6 ragazze della Nazionale, nei drammatici giorni di agosto del 2021. Ci racconta la sua esperienza e cosa concretamente fa nel mondo per sostenere le donne attraverso lo sport.

La nostra socia Barbara Rachetti

A seguire, proiezione del film La bicicletta verde, del 2012. La regista – caso unico – è una donna, Haifaa al-Mansou, che è riuscita a mostrarci i contrasti che abitano questo grande paese, una teocrazia in cui la modernità e il lusso convivono con una mentalità e una ritualità medievali e ottusi. Wadida, la protagonista 12enne, non accetta le limitazioni imposte dal regime, qui principalmente rappresentate dall’impossibilità di avere una bicicletta per “non mettere a rischio la verginità”. L’Arabia Saudita è il secondo paese più grande del mondo arabo, dove le donne non solo non possono andare in bici, ma possono votare dal 2015, guidare dal 2018 e andare allo stadio dal 2020 ma, di fatto, questi diritti non vengono esercitati perché vincolati tuttora all’approvazione da parte dell’uomo. Il film che segue il nostro incontro racconta in modo leggero e anche ironico ciò che la bici rappresenta soprattutto per le donne: libertà, emancipazione, fuga da una realtà opprimente.

Haifaa al-Mansou regista de La bicicletta verde con la protagonista Waad Mohammed

 

Una parte dell’intervento di Alessandra Cappellotto, intervistata dalla nostra socia Barbara Rachetti